Messina, 31 Luglio 2001
A
I Direttori di UdR INFM
con preghiera di diffusione
presso tutti i ricercatori INFM
Cari Colleghi,
mi permetto di scocciarvi sotto vacanze per presentarvi un progetto di didattica multimediale che ritengo strategico per l'INFM e che necessita per essere realizzato del contributo di tutto l'Istituto. Il progetto è in calce a questa lettera (privo del capitolo costi) e forzatamente stringato. Farò precedere il progetto stesso da alcune mie considerazioni per estendere ed approfondire il capitolo Motivazioni in modo da chiarire come e quanto il contributo di tutti coloro che vorranno partecipare, non solamente i ricercatori delle regioni Ob.1 del PON, sarà non solo ben accetto ma l'insostituibile forza del progetto stesso. Inoltre per una formulazione corretta del progetto è opportuno sapere chi sono (cioè contare!) gli eventuali interessati. In proposito, vi ricordo che un incontro è stato convocato o il 6/9 o l'11/9, a Roma o a Genova (cfr. mail di Sonia Vivona) per ricercatori del sud.
Nella riunione del CD del 26-27/7 u.s., al punto Comunicazioni, c'è una lettera di Carlo Calandra che evidenzia l'enorme calo negli anni 98-99 e 99-00 di iscrizioni nei corsi di laurea scientifici, escluso Informatica. Per la Fisica il calo è -15% a livello nazionale ed a -27% per il sud. A questo si aggiunga che i numeri sono piccoli (<2000 a livello nazionale) e che la mortalità (calo di iscritti al II anno) è ben -28.5% per l'anno 99-00. Questi numeri sono molto più di un segnale di allarme, sono drammatici: quanti borsisti, assegnisti, dottorandi e laureandi potremo trovare tra dieci anni? Quale istituto di ricerca, quale corso di laurea potrà esistere o resistere senza la possibilità di reperire risorse umane? Non solo, le dimensioni di questo dramma aumentano quando si consideri che: 1) il numero di crediti di fisica per le lauree triennali in Ingegneria e Scienze Biologiche è 12/180, se va bene; 2) il numero di defezioni nei dottorati di ricerca in fisica o degli assegni post-doct, specie al sud aumenta esponenzialmente perchè industrie come la ST Microelectronics (CT) offrono salari più alti e possibilità di carriera più veloci di qualunque università o ente di ricerca.
Naturalmente i numeri di cui sopra sono il risultato di tante cause e sarebbero incomprensibili se si considerasse solo l'enorme sviluppo della Scienza nel ventesimo secolo ed il ruolo predominante che le scoperte scientifiche hanno giocato per le società industriali. La vera causa è che il livello di cultura scientifica nella nostra società (e non è assolutamente consolante che negli altri paesi europei e negli Stati Uniti la situazione ed il trend siano analoghi) è basso. Secondo me vale una semplicissima equazione: tanta più TV tanta meno cultura scientifica, tanto più mito del manager e dei soldi tanta meno Scienza nelle aspirazioni dei nostri ragazzi. Il risultato di questo è che la scuola e l'università producono uno spaventoso numero di disoccupati, quando invece la disoccupazione per i fisici è nulla o negativa. Un buon padre di famiglia oggi dovrebbe invogliare i propri figli a scegliere una facoltà scientifico-tecnologica, e se non lo fa è anche perchè le differenze di linguaggio, le difficoltà di comprensione reciproca fra scienziati e gente comune sono enormi. Per questa situazione la comunità scientifica deve onestamente prendersi una parte di responsabilità: ci chiudiamo nella turris eburnea delle nostre ricerche e non ci accorgiamo che al pianterreno il nostro appassionato lavoro è ritenuto inutile se non addirittura dannoso.
Il momento fondamentale del trasferimento di cultura (non solo quello tecnologico!) è, quindi, mancato negli ultimi anni e se non cerchiamo di mettervi riparo sin da ora lo scenario oscuro che si prospetta si realizzerà più velocemente di quanto possiamo immaginare. Che fare, allora? Se vogliamo prendere il toro per le corna, dobbiamo operare per far crescere la cultura scientifica a tutti i livelli e la più naturale ricaduta (benché non nel breve termine) sarà l'aumento degli iscritti in fisica. Se poi istruiremo bene quest'ultimi e avremo migliori professori di scuola, non solo ottimi ricercatori, potremo instaurare un circolo virtuoso che saturerà naturalmente quando il mercato non avrà più bisogno di fisici. È evidente che per affrontare, non vincere, questa impari guerra il contributo di tutti i fisici è condizione necessaria ma non sufficiente.
Che cosa serve? Non è difficile a dirsi: attrarre più studenti con tutti i mezzi, diminuire la mortalità, magari convincere studenti di ingegneria o scienze biologiche a cambiare corso, anche prima della laurea triennale. Bisogna quindi non solo attrarre più studenti di liceo con laboratori didattici reali e virtuali, exhibit itineranti e/o stabili, intervenire presso le scuole (magari di concerto con l'AIF, Associazione per l'Insegnamento della Fisica nelle scuole superiori) fornendo mezzi di divulgazione e corsi multimediali. Ma bisogna soprattutto fornire agli studenti strumenti di apprendimento più efficienti che sposandosi con il learning by doing, con un linguaggio più moderno e con una rivisitazione (graduale) dell'insegnamento attuale della fisica, possa, almeno, conservare il già basso numero di iscritti. Ancora: bisogna recuperare i difetti di formazione universitaria di molti insegnanti di scuola superiore che sono soprattutto laureati in matematica e dar loro gli strumenti per insegnare meglio la fisica ed attrarre i loro studenti verso i nostri corsi di laurea.
La multimedialità nell'insegnamento sia scolastico che universitario è una strada che va sperimentata secondo me. Ed ancora, il web, che sta diventando quotidiano nella vita delle famigie italiane è il nostro migliore strumento. Fornire alle università e scuole dei corsi/testi multimediali ben fatti, che includano trasparenze, animazioni, laboratori virtuali, riprese di esperimenti storici, test di autovalutazione a risposta multipla, videoconferenze e tutto quello che possa stimolare la curiosità e lo spirito critico degli studenti deve e può essere importato in questi corsi. Non solo, così facendo anche lo studente distratto a lezione potrà da casa accedere alle trasparenze e non avrà bisogno di prendere appunti. L'uso di hyperlinks, poi, potrà consentire agli studenti più bravi di approfondire da soli gli argomenti delle lezioni ed addirittura si potrà organizzare un tutoraggio on line.
È chiaro che per intervenire efficacemente presso gli studenti della scuola ci vorrà il contributo di docenti di scuola, visto che, stando a contatto più diretto con gli adolescenti, hanno una maggiore esperienza sul linguaggio che deve essere usato. È pure abbastanza chiaro che il lavoro è enorme e che la collaborazione di tutti i fisici, non solo quelli del sud quindi, è una parte integrante del progetto stesso, per quanto riguarda un corso multimediale di fisica a livello universitario. Ognuno potrebbe contribuire inviando anche solo le trasparenze delle sue lezioni e verificare che la redazione delle presentazioni sia corretta o suggerire/contribuire realizzando piccoli esperimenti.
Il finanziamento di questo progetto deve passare per il PON Ob.1. Questo vincolo impone che siano sedi del sud a farsi carico della gestione di un progetto faraonico e di interesse nazionale. Dato il respiro del progetto io vedo ciò come una limitazione, tuttavia il contributo delle sedi del nord, sulla base di qunato sopra, lo vedo come indispensabile e si dovranno trovare i modi per instaurare delle collaborazioni costruttive. Prego, pertanto, tutti gli interessati di contattarmi per posta elettronica all'indirizzo bg@unime.it.
Nel ribadire che il senso di questa lettera è una richiesta di aiuto, un appello di fronte allo sfascio che ci sta di fronte, e sperando di non avervi guastato le vacanze, vi saluto con la più grande cordialità.
Beniamino Ginatempo